Guido Cavalcanti - Ballata XII
QUANDO di morte mi convien trar vita, E di gravezza gioia Come di tanta noia, Lo spirito d' Amor d' amar m' invita ? Come m' invita lo mio cor d' amare ? Lasso, eh' è pien di doglia, E da' sospir sì d' ogni parte priso, Che quasi sol mercè non può chiamare ; E di virtù lo spoglia L' affanno che m ha già quasi conquiso ; Canto, piacer con beninanza e riso, Mi son doglie e sospiri ; Guardi ciascuno e miri, Che morte m' è nel viso già salita. Amor, che nasce di simil piacere, Dentro dal cor si posa, Formando di desio nova persona, Ma fa la sua virtù 'n vizio cadere ; Si ch' amar già non osa Qual sente, come servir guiderdona : Dunque d' amar perchè meco ragiona? Credo sol, perchè vede, Ch' io dimando mercede A morte, ch' a ciascun dolor m addita. Io mi posso biasmar di gran pesanza, Più che nessun giammai : Che morte dentro al cor mi tragge un core, Che va parlando di crudele amanza, Che ne' miei forti guai, M' affana ; laond' io perdo ogni valore. Quel punto maladetto sia, ch' Amore Nacque di tal maniera, Che la mia vita fiera Gli fu di tal piacere a lui gradita. |
IF all my life be but some deathly moving, Joy dragged from heaviness; Seeing my deep distress How doth Love's spirit call me unto loving? How summon up my heart for dalliance? Love that is born of loving like delight And I can cry for Grief so heavily |
REFERENCE
Cavalcanti, Guido. Ballata XII. Sonnets and Ballate of Guido Cavalcanti. Translated with an introduction by Ezra Pound. New York: Stephen Swift, 1912. 126-27. Free online.